Cardillo

Stile, forma, proporzione, posizione

Palermo, 

Trascrizione editata della conferenza della serie La giovane architettura 4 di Antonio Biancucci del Dipartimento di Architettura di Palermo

Dipartimento di Architettura di Palermo

Conferenza

Sono nato nel 1975, mentre i Pink Floyd registravano Shine On You Crazy Diamond. Questo brano, dedicato all’assenza, incarna una dimensione di vuoto di senso che caratterizzava gli anni Settanta. Parto da questa riflessione perché ogni vita, ogni esperienza, è in parte determinata dalle circostanze in cui prende forma. Nel mio caso, queste circostanze erano gli anni Settanta, la città di Trapani in Sicilia, e una sensazione persistente di estraneità rispetto al luogo in cui ero nato. Mi sembrava di non appartenere a quel contesto, un sentimento che potrei descrivere come una distanza percepita tra me stesso e il mio ambiente.
Ho fatto riferimento ai Pink Floyd perché quell’album⁠ rappresenta un tentativo artistico di esprimere la sensazione di dislocazione e inadeguatezza rispetto al proprio contesto. Perché comincio da un episodio così personale? Perché il mio racconto vuole essere una parabola che va dal personale al collettivo, o se preferite, all’universale. Una serie di esperienze e situazioni ha costituito il fondamento del mio percorso nell’architettura, fornendo orientamenti che si sono rivelati determinanti.

Casa Porpora

Casa Porpora

Stile

Lo stile mi chiede: “Chi sono?”. La strada dell’architettura che avete scelto di percorrere, quella di diventare architetti, implica anche un interrogarsi su quanto il vostro percorso possa essere speciale e unico. Tale unicità è strettamente legata alle esperienze vissute nell’infanzia e nella giovinezza. Nel mio caso, questa percezione di assenza mi portò, durante l’adolescenza, a rifugiarmi nel mondo dei videogiochi. Ho trascorso la prima parte della mia vita, fino all’università, immerso nei videogiochi. Questo distacco, che mi allontanava dai miei coetanei, i quali trovavo noiosi e persino volgari, mi spinse a non credere nella realtà. Mi aprì, invece, alla possibilità di immaginare storie, educandomi a comprendere che ciò che noi chiamiamo reale è ciò che percepiamo attraverso l’immaginazione.
Credo che questo aspetto caratterizzi profondamente l’architettura. L’architettura rappresenta la straordinaria capacità, che l’essere umano possiede da millenni, di immaginare una possibilità. Questa possibilità, prima ancora di essere costruita, prende forma nella fantasia. È un potere quasi magico, un’alterazione dello spazio fisico attraverso cui si manifesta ciò che possiamo definire la vera realtà. Purtroppo, viviamo in un mondo dominato dall’immanente, dove il consumo e il tangibile, legati al potere economico e al lavoro, sembrano prevalere. Tuttavia, ciò che veramente ha potere nelle nostre vite è la capacità di immaginare alternative. Questa volontà di immaginare e credere nelle alternative ha dato vita alle più grandi trasformazioni della storia.
La storia delle ’Case per Nessuno’, menzionata dal professor Biancucci, nasce proprio da queste considerazioni. La mia formazione iniziale, fortemente influenzata dai videogiochi e supportata da una competenza informatica avanzata, mi portò, già negli anni Novanta dello scorso secolo, a creare simulazioni semi-fotografiche al computer. Questo mi spinse a contestare l’ordine costituito, sfidando l’architettura contemporanea, che vedevo come un’espressione di un capitalismo morente. Lavoravo sulle dinamiche sottese a quel potere, intrise di storiografia, dove la riconoscibilità di una figura dipende dall’interpretazione fornita dagli storici e dai giornalisti.
Decisi di oltrepassare la figura del cliente: non esisteva un committente per il mio lavoro. Mi dedicai, invece, a creare un corpus di opere che sembrava costruito fisicamente, ma che in realtà era un’invenzione letteraria finalizzata a costruire una realtà fantastica. Iniziai ingenuamente inviando immagini che venivano pubblicate dalle riviste; i giornalisti le trattavano come opere realizzate. Quando il mio ‘cavallo di Troia’ fu accolto dalla narrazione dominante dell’architettura, compresi che questa poteva diventare una forma di sovversione, anche se generò molte critiche. Questo, però, è un’altra parte della storia.
Un aspetto fondamentale di questo percorso emerse quando iniziai gli studi di architettura in questa Facoltà [oggi Dipartimento]. Diversamente dalle scuole precedenti, in cui ero poco interessato e annoiato, scoprii una passione per l’apprendimento. Fu decisivo l’incontro con una figura speciale: la professoressa Antonietta Iolanda Lima, che ha risvegliato il potenziale che dormiva in me. Per cinque anni, fui suo allievo. Dopo aver completato i corsi di storia, la professoressa intuì il mio potenziale e, attraverso il contatto con lei, i luoghi e le storie del suo percorso, vissi una sorta di macchina del tempo. Negli anni Novanta, era come se stessi vivendo gli anni Sessanta e Settanta: attraverso la professoressa Lima e gli spazi da lei progettati, le storie che aveva costruito, le ricerche scientifiche condotte, le sue passioni e le sue lotte.
Questa esperienza mi permise di ereditare una costellazione di significati che, almeno inizialmente, non mi appartenevano. Attraverso la professoressa Lima, appresi il metodo scientifico, l’approccio storico e il modo di valorizzare le mie competenze informatiche e cibernetiche. Più di ogni altra cosa, compresi che la storia è un fenomeno percettivo, che può essere scritta e anche modificata. Questo è il potere dell’architettura. Pensiamo a Palladio: nonostante abbia costruito fisicamente delle opere, Palladio è conosciuto non per esse, ma per il suo libro I Quattro Libri dell’Architettura.⁠ In questo libro, le opere non apparivano come erano state realmente costruite, ma come Palladio avrebbe voluto che fossero. Questo ideale, rappresentato nel libro, generò un’influenza storica straordinaria che si manifestò in Inghilterra, Russia e America.
Tali concetti, derivanti dalla conoscenza storica, mi permisero di superare i limiti del mio ambiente natale, la città di Trapani. Oggi, viviamo in un mondo in cui la pseudo-accessibilità e la sovrabbondanza di informazioni limitano la nostra capacità di incidere sulla realtà. Tuttavia, alterare la realtà richiede una consapevolezza storica, che precede il progetto. Perché il progetto è la conseguenza di un pensiero filosofico che lo alimenta.
Un altro aspetto fondamentale della formazione che mi fu trasmessa dalla professoressa Lima è stato l’approccio alla dimensione olistica, una prospettiva che si fonda sull’idea di una conoscenza indivisibile, intesa come un tutto organico. Questa visione unitaria è stata frammentata dal positivismo e dalla rivoluzione industriale, eventi che hanno progressivamente compartimentato e professionalizzato i saperi. In epoche precedenti, al contrario, l’architettura aspirava a unificare il sapere, traducendolo in costruzioni tangibili o immaginate. La sintesi raggiunta in un’opera architettonica si configura come manifestazione dell’Essere, che si racconta e si esprime in una pluralità di linguaggi. Attraverso le immagini delle mie opere che vi ho mostrato, ho cercato proprio di restituire vita a questa dimensione unificante.

Elogio del Grigio

Elogio del Grigio

Forma

La parte più sensazionale del mio percorso è senza dubbio quella di aver sovvertito un ordine costituito, ma vi è un aspetto ancor più profondo. Il messaggio racchiuso nelle mie opere è stato interpretato e divulgato in molte parti del mondo, probabilmente perché ha raggiunto una dimensione del profondo che appartiene al ’mondo delle forme’ condiviso da tutti gli esseri umani. Per ‘forma’ intendo l’eidos, ovvero la forma-idea di Platone. L’architettura, infatti, si manifesta attraverso figure che preesistono nel nostro immaginario.
Secondo Carl Jung, l’Anima ha una storia antichissima:⁠ le nostre anime, formatesi nel corso di milioni di anni, trovano nell’immaginario il luogo in cui si manifestano. Queste entità trascendono così la nostra storia personale. Per spiegarmi meglio, consideriamo un esempio quotidiano: quando ci si autentica su un sito internet, spesso compare una matrice di nove immagini con la richiesta di identificare un oggetto al suo interno. Il robot, a differenza nostra, non è in grado di discernere con facilità quella forma, poiché la nostra conoscenza è radicata negli universali, preesistenti rispetto alle cose del mondo (universalia ante rem).
L’informatica stessa si fonda sulla consapevolezza di una differenza sostanziale tra robot ed esseri umani. Questa crescente consapevolezza mi ha portato a riconsiderare le ’Case di Nessuno’. Come si è visto nelle prime immagini della presentazione, tali case rappresentavano un’architettura che tentava di stabilire una continuità con le residenze di Frank Lloyd Wright, integrandole in una dimensione sincretica che abbracciava elementi del Tardo Antico di Roma, certi aspetti delle architetture orientali e le moderne esperienze del cemento armato. Il mio obiettivo era estendere queste esperienze, creando una sintesi che integrasse diversi codici.
Successivamente, quando iniziai a costruire le mie prime opere e ad approfondire lo studio della psicologia analitica, compresi che diventava ancora più interessante provare a creare spazi in cui le ‘presenze’ fossero entità psichiche. Queste entità, in qualche modo, evocavano l’eidos platonico.
In tempi recenti, l’architettura ha subito alcuni equivoci concettuali. Per esempio, il primo Le Corbusier fu associato a una dimensione platonica della forma. Tuttavia, questo era un grande fraintendimento. Quando Le Corbusier affermava che “l’architettura è il gioco dei volumi puri sotto la luce”,⁠ non faceva riferimento all’eidos platonico, che non è riconducibile a una semplice riduzione geometrica, bensì a una dimensione primordiale. Da un punto di vista biologico, questa dimensione può essere intesa come uno schema comportamentale: qualcosa che appartiene all’immaginazione e si rivela come una costante in civiltà molto diverse.
Prendiamo come esempio il passaggio o la soglia: elementi che si ritrovano in culture di tutto il mondo. Per lungo tempo si è pensato che tali figure ricorrenti fossero il risultato delle migrazioni, ma la psicologia analitica ha dimostrato che queste forme preesistono e sono il prodotto dei milioni di anni di evoluzione filogenetica che ci hanno plasmato. Così come le parti del nostro corpo sono il risultato di questo lunghissimo processo creativo, anche la nostra anima – da intendersi in senso psicologico, e non religioso – è ciò che genera comportamenti. Questi comportamenti sono la base su cui argomentare l’architettura. Se l’architettura riesce ad accedere alle profondità dell’anima, allora può raggiungere la sua più alta aspirazione: entrare nel cuore delle persone. Le sue immagini possono superare i confini dell’architettura stessa per diventare categorie psicologiche, luoghi dei sogni, messaggi subliminali che richiamano quelle infinite esperienze vissute dall’Essere prima dell’avvento della coscienza.

Off Club

Off Club

Proporzione

La proporzione rappresenta un aspetto importante nella costruzione degli spazi, come dimostrano il rapporto della sezione aurea o quello della sezione d’argento. Se in antichità filosofia e matematica formavano un unicum indissolubile, la modernità ci ha portato, purtroppo, a considerarle come discipline separate. La matematica, in particolare, è stata ridotta a un mero strumento di misurazione e calcolo. Eppure, secondo Carl Jung, i numeri sono, prima di tutto, fenomeni psichici.
Un esempio emblematico di questa connessione è presente in La Dimensione Sacrale del Paesaggio, il libro seminale di Antonietta Iolanda Lima.⁠ In esso si evince come l’inconscio si esprima attraverso i numeri, che diventano situazioni ricorrenti capaci di riflettere lo stato dell’anima. Questo aspetto ha un profondo legame con l’architettura: quando poniamo figure, forme o idee nello spazio, inevitabilmente attribuiamo loro una quantità. Ma tale quantità non è mai arbitraria: deve essere narrazione profonda. La numerologia ci parla proprio di questo legame fondamentale dell’antichità, un legame che è particolarmente evidente in Sicilia, dove lo straordinario patrimonio delle antiche civiltà è sopravvissuto nel tempo. I resti degli spazi sacri, seguendo principi numerologici, ne sono un esempio emblematico.
Questo retaggio non si limita agli spazi sacri ma si estende anche all’architettura popolare, come ha spiegato la professoressa Lima nel suo libro. Le dimensioni arcaiche legate alla numerologia sono state ereditate dalla coscienza popolare, grazie alla capacità dell’inconscio di tramandare significati che trascendono lo spirito del tempo.
Le immagini presentate nella sezione dedicata alle proporzioni illustrano facciate che cercano di reinterpretare la dimensione olistica dell’architettura rinascimentale. Quest’ultima integrava la complessità dell’umano, accogliendo differenze e diversità di sapere in un’unica concrezione armoniosa. Lo studio del passato, dunque, non va inteso come un’indagine su qualcosa di estraneo a noi stessi. Le nostre anime sono ciò che ci collega, ciò che crea una comunità – distinta dalla società – in cui risiede il vero legame profondo tra gli esseri umani.
Questa connessione profonda è ciò che James Hillman descrive come Anima Mundi: l’anima del mondo.⁠ L’Anima Mundi è una dimensione inconscia e sotterranea che ci lega agli antichi Egizi, al Rinascimento e a ogni tentativo dell’uomo di comprendere qualcosa del proprio Essere. L’architettura, in quanto espressione di questa ricerca, ha il compito di esplorare e rivelare tali connessioni. Tuttavia, ciò non può avvenire nella riduzione della socialità, dove prevalgono giudizi e pregiudizi. Solo nel tentativo di scoprire queste costanti si può accedere a una dimensione più profonda.

Specus Corallii

Specus Corallii

Posizione

La parte finale di questa discussione riguarda la posizione. Interrogarsi sulla posizione significa chiedersi: “dove sono?”. Per un architetto, questa è una domanda cruciale, che deve essere intesa non solo in senso spaziale, ma anche in senso temporale. Viviamo in un mondo che ci imprigiona in un presente costruito sulle notizie, dove i media cercano di convincerci che siamo entità esclusivamente legate a questo periodo storico. Tuttavia, la nostra vita è il risultato di molte storicità: una storicità arcaica, legata agli archetipi psicologici; una storicità personale, che si riallaccia ai nostri antenati e al nostro passato recente; e una storicità dei luoghi che abitiamo.
Tutto ciò è strettamente connesso all’architettura, poiché il nostro intervenire si inserisce in una realtà che non è necessariamente tangibile o costruita, ma può anche essere letteraria, come ho illustrato in precedenza. Antonietta Iolanda Lima, a un certo punto della sua carriera, smise di progettare e costruire edifici, ma continuò a fare architettura attraverso i suoi scritti.
La posizione, dunque, può essere intesa come la facoltà di adoperare l’immaginazione nella realtà del luogo del progetto, per neutralizzare il potere fatto di violenza e abusi che si radica in quel luogo. Anch’io, nella mia esperienza personale, ho vissuto questa dinamica. Da neolaureato che viveva a Trapani, mi trovavo con poche opportunità per emergere. In quel contesto, l’architettura divenne per me una strategia per comprendere come sabotare il potere dominante. Questo processo opera sia a livello della storia personale, sia a quello della storia dei luoghi in cui siamo nati.
Credo, dunque, che operare in Sicilia non rappresenti soltanto un’opportunità derivante dalla possibilità di studiare dal vivo i contenuti costruiti del passato. Dal punto di vista della psicologia collettiva, questa isola si configura come un luogo straordinariamente complesso, ricco di ombre, ma capace di offrire chiavi di comprensione profonde sulla natura dell’Essere.

Mammacaura

Mammacaura

Note

  1. ^ , Wish You Were Here, Harvest Records, Londra, 1975.
  2. ^ , I Quattro Libri dell’Architettura [1570], Marsilio Editori, Venezia, 2008
  3. ^ , Gli Archetipi e l’Inconscio Collettivo [1934–54], Bollati Boringhieri, Torino, 2010.
  4. ^ , Tipi Psicologici [1921], Bollati Boringhieri, Torino, 2011.
  5. ^ , Verso un’Architettura [1923], Edizioni di Comunità, Milano, 1984.
  6. ^ , La Dimensione Sacrale del Paesaggio: Ambiente e Architettura Popolare di Sicilia, Flaccovio Editore, Palermo, 1984
  7. ^ , Anima Mundi e il Pensiero del Cuore [1973–82], Adelphi, Milano, 1992

Fonte

  • , ‘’, conferenza parte di La giovane architettura 4, cur. Antonio Biancucci, Dipartimento di Architettura di Palermo, Palermo, 25 mar. 2025. https://www.antoninocardillo.com/it/scritti/stile-forma-proporzione-posizione/