Introduzione
Antonino Cardillo
Per molto di ciò che è stato costruito nel mondo, la presenza delle ‘parole’ Volta, Grotta e Arco è stata costante. L’età moderna, di contro, aveva progressivamente rimosso queste ‘parole’ antiche dal linguaggio del tempo presente. Nuove ‘parole’, che riferivano alla civiltà delle macchine, furono introdotte. Una lettura deterministica del fenomeno interpretava tale sostituzione quale conseguenza dell’introduzione delle nuove tecniche di costruzione, rese possibili dall’avvento della Rivoluzione Industriale (cemento, ferro e vetro). Ma, nonostante tutto, le ‘parole’ Volta, Grotta e Arco abitano ancora il nostro immaginario. Incarnano archetipi che ci muovono ancora oggi. Secondo Heidegger, ‘il linguaggio è la casa dell’Essere’,[1] quindi, il suo accadere nel tempo potrebbe rivelarci la struttura nascosta di quella storicità che lo rende possibile. Le ‘parole’ Volta, Grotta e Arco accadono nell’esercizio della funzione psicologica della Sensazione:[2] quella possibilità di trasfigurare l’esperienza che facciamo del mondo attraverso il nostro corpo, nell’architettura. L’architettura moderna sembrava aver smarrito questo discorso erotico-sacrale. Le sue forme apparivano quali conseguenze del pensiero logico, la cui sopravvalutazione inibisce ogni possibile conoscenza integrale della realtà.
Testo pubblicato per la prima volta in Heinze ArchitekTOUR Kongress, STATION-Berlin, Berlino, 23 nov. 2017.
Note
- ^ Martin Heidegger, Über den Humanismus, Klostermann, Francoforte sul Meno, 1949; tr. it., Lettera sull’Umanismo, Adelphi, Milano, 1995.
- ^ Carl Gustav Jung, Psychologische Typen,[↗] Rascher & Cie. Editore, Zurigo, 1921; ed. it., Tipi Psicologici, Bollati Boringhieri, Torino, 2016, p. 493.