Introduzione
Antonino Cardillo
A volte l’architettura è tanto più interessante quanto è invisibile o celata. Ovvero non fatta solo da ciò che si può vedere o toccare, ma soprattutto da ciò che suggerisce e lascia all’immaginazione. In tal senso non è solo spazio vissuto ma anche e soprattutto spazio immaginato. Come spiegare altrimenti il senso di alcuni luoghi irraggiungibili? Dentro l’architettura, lo spazio non va attraversato solo con il corpo ma alcune sue parti diventano significanti proprio perché inconoscibili al corpo, diventando così luoghi per la mente aperti a molteplici letture: come gli oscuri anfratti di una cattedrale o come, attraverso una chiave di lettura differente, per le rovine di Villa Adriana, dove il non saputo è più potente ed evocativo della verità documentata. L’architettura affascina quindi quando contiene in sè luoghi lontani, dove la lontananza più che una cifra dimensionale diventa espressione dell’ignoto, dell’irreale ed in definitiva del sogno. La lontananza stimola nell’immaginazione di ciascuno associazioni imprevedibili che, mutando la natura originaria dell’edificio attraverso un lento sedimento depositato nella memoria collettiva, determinano la sua rappresentazione nella storia.
Testo pubblicato per la prima volta in Tasarim, n. 194, Istanbul, ago. 2009, pp. 90‑91.