Introduzione
Antonino Cardillo
Trapani. Durante il XII secolo, dopo la dominazione araba, il cui solo contributo architettonico pervenutoci resta il mosaico urbano del Quartiere Casalicchio, fuori dalle mura della città, le tante piccole isole che costellavano il paesaggio in bilico tra il cielo e il mare occidentale stavano per essere insediate dalle case dei consolati e dei crociati. Questo singolare paesaggio umano lo possiamo ricostruire solo attraverso l’immaginazione. A oggi non esistono descrizioni, né tanto meno immagini. Tuttavia alcuni residui persistono nella città attuale: c’è un luogo costruito da lingue di terra estese sull’acqua, una sorta di ponti, un pò naturali, un pò artificiali: danno accesso alle costruzioni del Lazzaretto, del Villino Nasi, della Torre di Ligny, a cui fa eco, un po’ più in la, una striscia rocciosa marcata nella sua estremità orientale da quella strana costruzione, vera e propria miniera temporale di spazi e di segni, che gli abitanti della città chiamano ancora Colombaia, oscura risonanza del mito locale della venere ericina e delle sue bianche colombe.
Testo pubblicato per la prima volta in Un’architettura sulla marina di Trapani: Let There Be More Light / Aquarium (pdf), tesi, Università di Palermo, marzo 2002, p. 5.