Introduzione
Antonino Cardillo
La serie delle Grotte indaga le idee ancestrali del sacro e dell’erotismo. Queste figure, che abitano ancora l’inconscio dell’umanità, ci ammoniscono che c’è qualcos’altro al di là dell’ordinario imposto dalla società. Prima dell’era moderna, l’architettura era unita all’erotismo. Poiché i dipinti e le sculture erano permanentemente unificati con lo spazio, l’architettura era una narrazione dell’umano. Così, queste stanze-grotte celebrano l’erotismo nascosto nell’atto della costruzione, svelato dall’atto della cazzuola dei muratori che riversa su pareti e volte un intonaco selvaggio, quale dominio sensuale del vuoto. La polvere minerale di cui è composto principalmente questo intonaco grezzo è la pozzolana, nota anche come cenere pozzolanica. Cavata dal vulcano Vesuvio presso Napoli e mescolata con la calce, questo cemento fu impiegato dagli antichi romani per costruire le loro più grandi costruzioni. L’esempio più noto è forse la cupola del Pantheon a Roma. Le stanze-grotte appaiono semi-nascoste come le case delle ninfe di un giardino rinascimentale o pittoresco. Le ninfe sono generalmente considerate spiriti divini che animano la natura. Così la ninfa porta l’idea dell’amplificazione dei sensi. Simboleggia il luogo in cui i sentimenti umani sono connessi con la terra ed i sensi sono amplificati. Così, raccontando realtà alternative, la serie delle Grotte esplora piani di esistenza, significati antropologici e labirinti di sensi racchiusi nell’inconscio.
Riferimento
- Friedrich Nietzsche, Die Geburt der Tragödie aus dem Geiste der Musik, E.W. Fritzsch, Leipzig, 1872; ed. it. Sossio Giametta, La nascita della tragedia, Adelphi, Milano, 1978, pp. 214.