Progetto per la galleria d’arte Mondrian Suite in Via dei Piceni nel quartiere di San Lorenzo con intonaco grezzo verde dorato ed altare con specchio ad arco più lampade a trombe nere
Opera
Antonino Cardillo
Solo colui che dell’amore la forza rinnega, solo colui che del piacere il diletto respinge, a lui soltanto tocca il miracolo di costringere l’oro in un cerchio. — Richard Wagner
Verde Crepuscolare è una riforma d’interni di una galleria d’arte. L’uso del colore e della testura si ispira alla scena iniziale del libretto de L’Oro del Reno di Richard Wagner che raffigura un’alba verdastra veduta dalla profondità di un fiume. Questo lavoro è stato realizzato in economia, con un solo muratore e la povertà dei mezzi impiegati incontra l’idea dell’architettura come facoltà di trascendere l’ordinario. Come una grotta dorata verde, una volta rustica avvolge la parte superiore della stanza, rendendo uno schema a trilite sullo sfondo. Davanti, un altare dai finali stondati presenta un ponte ad arco con specchio ed una lastra sospesa. Su entrambi i lati, due flauti neri diffondono luce. Tutto è dipinto nei toni del verde. Le parole dello spazio riferiscono tra loro in una narrazione coesa, che mira a svelare l’immaginazione degli abitanti.
Committente: Mondrian Suite (direttore: Vincenzo Petrone alias Klaus Mondrian)
Costruzione: Grigoriu Cicau
Produzione mobile: Stefano Coacci
Produzione lampada: Armand Darot
Bancone bar: Antonino Cardillo
Fotografia, testo: Antonino Cardillo
Grazie a Paolo Bedetti
Riferimento
Richard Wagner, Das Rheingold, WWV 86A, Königliches Hof und National Theater, Monaco di Baviera, 22 sett. 1869; ed. it. Franco Serpa, Der Ring des Nibelungen, Teatro la Scala, Milano, 2013, p.15.
Egiziano? Greco? Romano? Non importa, perché una volta che queste immagini ancestrali sono depositate nel nostro inconscio, si svuotano della loro specificità storica.
Design Exchange, n. 12, Londra, ago. 2015, p. 109. (en)
Spesso noi addetti al contemporaneo abbiamo una visione troppo rigida ed ideologica della materia, dimenticando che contemporaneo è prima di tutto ciò che accade ora e non già ‘come esteticamente’ accade. In questo senso la proposta dell’architetto Cardillo è come un’installazione artistica, un fuori contesto: proprio nella sua differenza col total white del resto dello spazio espositivo, sottolinea la possibilità e l’auspicio che linguaggi non omogenei, ma con radici a volte simili, tornino a parlarsi in un dialogo intellettuale che può rendere la contemporaneità ricca di fermenti ed idee nuove. Ora le due stanze convivono in un dialogo filosofico. La nuova sala d’ingresso accoglie spiritualmente il pubblico, lo prepara e lo dispone verso l’ambiente espositivo che volutamente è rimasto bianco, come in precedenza. E proprio questa differenza, misurata da un corridoio con un lucernario, crea sorpresa e desta stupore. Invita alla possibilità, ad ogni possibilità di incontro tra non già ‘il’ contemporaneo ma piuttosto ‘i’ tanti contemporanei, cui potremmo e dovremmo disporci.
email, Roma, 1 apr. 2014. (it)
Pubblicazioni
2019–2014 (selezionate)
Antonino Cardillo, ‘A synchronicity of cultures and civilisations’, conferenza parte di Dessauer Gespräche, cur. Johannes Kister, Hochschule Anhalt, Dessau Institute of Architecture, 13 nov. 2019.