Lettura
Kirsten Wenzel
Anche l’architettura ha avuto il suo Relotius. Antonino Cardillo presentava rendering come se fossero edifici reali, ingannando così la stampa specializzata. Come maestro della messa in scena, continua ad affascinare il settore fino ad oggi.
Come si fa a vincere il premio più importante della Germania per i reportage? Una fantasia sfrenata ed un senso per ciò che i redattori si aspettano possono essere utili. Questo è accaduto di recente con il reporter Claas Relotius, che per anni ha ingannato redazioni, giurie e pubblico con reportage esteri letteralmente fiabeschi, gettando così il settimanale Der Spiegel nella crisi più profonda della sua storia[1] e provocando un vero e proprio terremoto nel panorama della stampa.
E come si fa ad entrare nella lista dei 30 architetti emergenti più importanti al mondo della rivista Wallpaper? Buone competenze in Photoshop possono essere utili. Questo è dimostrato dalla storia di Antonino Cardillo, che ha trovato un modo tutto suo per attirare l’attenzione del pubblico sui suoi progetti. L’ambizioso ma sconosciuto architetto italiano ha dotato rendering fotorealistici di ville private stravaganti di indicazioni geografiche, facendo credere a redazione e pubblico che si trattasse di edifici reali.
Celebrato come talento eccezionale per un certo periodo dalla comunità professionale, è stato scoperto solo quando un collaboratore della rivista viennese Falter si è preso la briga di cercare le case reali. Nel 2012, il settimanale Der Spiegel ha inviato una reporter a Roma per un’intervista rivelatrice[2] con il Felix Krull del settore del design.
Inganno sfacciato o audace strategia di PR?
Alla domanda sul perché nelle riviste fosse emersa l’impressione che le sue case esistessero realmente, Cardillo ha ammesso: “Le riviste vogliono pubblicare progetti realizzati. Io volevo comunque mostrare come immagino le case.” Non ha sentito di aver commesso un grande torto. “Perché un’idea dovrebbe andare persa solo perché non c’è un committente?”
Cardillo vedeva i suoi lavori come una sorta di fiaba. “Non è importante che le cose siano realmente accadute. È importante portare un’idea nel mondo. E ha funzionato, ora ricevo incarichi.”
A parte l’ironia involontaria che in entrambe le storie di impostori Der Spiegel appare una volta come accusatore ed una volta come accusato, le due vicende si differenziano fondamentalmente. Mentre un caso di inganno nel giornalismo, che inventa storie sulla realtà sociale, può sconvolgere un’intera industria, il caso Cardillo, l’inganno nell’architettura che presentava immagini come realtà costruita, è rimasto in gran parte senza conseguenze, a parte pochi articoli critici.
Antonino Cardillo conduce ancora oggi una vita da eccentrico ritirato. Come scoperto dalla rivista Dear nel 2017, ama riflettere nel suo ‘ufficio’, una rovina fatiscente su una spiaggia siciliana. Nonostante ciò, i suoi progetti continuano a ricevere attenzione internazionale. I suoi rendering, grazie alla loro maestria, gli hanno procurato non solo attenzione per le sue visioni estetiche, ma anche una sorta di rispetto. Un rispetto simile a quello riservato ad un artista che, in nome dell’arte, si arroga il diritto di infrangere le regole e superare i confini.
Contro l’establishment
Molti hanno segretamente gioito per questo outsider ingegnoso, che è riuscito ad ingannare il regime di attenzione consolidato. Questo successo è stato possibile anche grazie alla realizzazione di opere di successo subito dopo. La Casa della Polvere, che Cardillo iniziò a progettare nel 2012 vicino alla Villa Borghese a Roma, è stata inclusa tra le 50 opere che rappresentano la storia dell’architettura d’interni italiana alla 21ª Triennale di Milano. Il curatore Beppe Finessi ha commentato questa decisione affermando che “ci sono architetti che spazzano via tutte le pratiche consolidate in modo magico”.
Antonino Cardillo ha documentato meticolosamente i suoi controversi renderings, caratterizzati da riferimenti storici ed accenti drammatici, così come gli articoli critici dell’epoca, sul suo sito web.[3] Oggi, però, preferisce non commentarli più. Anche la pubblicazione delle sue immagini in questo articolo non ha ricevuto il suo consenso. Le sue opere di illusione, ora conosciute come il ciclo Case Immaginate, hanno acquisito uno status di culto e sono oggetto di studio nella teoria del design sotto il termine “promessa di realtà digitale”,[4] una formulazione affascinante che suona decisamente meglio rispetto a termini come inganno, impostura o falso.
Quando si tratta di flagship store a Londra o del design d’interni di locali alla moda come l’Off Club aperto a Roma nel 2017, Cardillo è oggi un uomo molto richiesto. Anche la rivista Wallpaper* ha dovuto scrivere di lui, definendolo addirittura un “collaboratore di lunga data” nella recensione positiva dell’Off Club[5]. Un gesto che minimizza l’inganno di allora in modo nonchalant, cosa che nel caso Relotius, almeno per ora, è difficile da immaginare.
Note
- http://www.spiegel.de/kultur/gesellschaft/der-fall-claas-relotius-hier-finden-sie-alle-artikel-im-ueberblick-a-1245066.html
- http://www.spiegel.de/spiegel/print/d-86653870.html
- https://www.antoninocardillo.com
- http://www.carolinhoefler.de/files/plakatconstructed-realities.pdf
- https://www.wallpaper.com/travel/italy/rome/restaurants/off-club