Cardillo

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L’architetto impressionista

Pechino,


Helen Geng Haizhen intervista Antonino Cardillo per la rivista Interior Architecture of China




中国建筑装饰装修107



Introduzione


“Se la musica è l’arte del suono, l’architettura è l’arte della luce. La struttura degli edifici non è solo uno strumento di costruzione, ma è la creazione dell’architettura. Se la luce è il materiale dell’architettura, il suo riflesso è come il suono nella musica, un elemento di misurazione dello spazio e del ritmo, proprio come il ritmo della luce e delle ombre riflette la cadenza dell’architettura.” — A. Cardillo

Il giovane e talentuoso architetto impressionista Antonino Cardillo utilizza complesse metafore e simbolismi per combinare il linguaggio architettonico con edifici scultorei. Le masse architettoniche di Cardillo sono imponenti, sembrano provenire da terre lontane ed antiche, belle ed indomabili, generose, appassionate, con un ritmo profondo e vibrante. I cambiamenti istantanei di luce ed ombra fanno sì che l’architettura mostri volti mutevoli, come se stesse esprimendo e contrastando le profondità dell’anima, sprigionando una bellezza sorprendente e contraddittoria che genera un’armonia stabile. La struttura architettonica – i movimenti di contrasto e torsione del corpo – padroneggia con precisione la luce e l’ombra, e la sua architettura è come un flamenco scolpito nella pietra. È considerato uno dei più grandi geni del mondo, uno degli architetti più importanti del nostro tempo. Con una ferma etica artistica, studia la sua architettura. Progetta spazi come se stesse organizzando musica. È un artista: la sua architettura è un’architettura che viene dal cuore. Quando quelle grandi curve a spirale appaiono davanti agli occhi, attraggono immediatamente lo sguardo come una calamita. Questa architettura rappresenta una svolta epocale nella storia del post-impero italiano, un pioniere che cambia la storia. Come un futurista fantastico, le sue opere hanno una firma distintiva come quella della stella del Pantheon, Zaha Hadid, solo più maschile.




Intervista

, con Helen Geng Haizhen


Quanti anni ha? Sembra che le sue opere siano molto simboliche, da dove trae ispirazione per le sue creazioni? Qual è la sua filosofia di design?

Ho 36 anni, sono cresciuto nel Mediterraneo centrale (Sicilia), dove c’è un sole intenso. Ho sempre amato la luce e la mia architettura è un’espressione di questo amore per la luce.


La sua esplorazione della luce e delle ombre nell’architettura è come un disegno a matita. Anche a me piace disegnare a matita, sembra che possa esplorare le profondità dell’anima. Lei è appassionato dell’esplorazione delle strutture?

Sì, l’esplorazione delle strutture è come un’analisi profonda dell’anima.


Le sue opere hanno una massa imponente ed un forte senso scultoreo, sembrano provenire da terre lontane ed antiche, suscitando meraviglia. I movimenti del corpo, le pose di contrasto ricordano il flamenco, una danza che padroneggia la musica con precisione. L’architettura è musica solidificata, nella sua architettura la luce è come il suono nella musica, entrambi esprimono il ritmo, giusto?

Esatto, mi piace comporre musica. Quando progetto architetture, cerco sempre di scrivere musica nello spazio. La musica mi ha influenzato enormemente, più dell’architettura, soprattutto quella contemporanea. Preferisco trasformare la musica che amo in spazi musicali piuttosto che essere influenzato da riviste o libri di architettura.


“L’architettura è il grande libro dell’umanità” (Victor Hugo). Le sue opere hanno tutte una metafora, cultura, storia, religione. Ha una fede religiosa? Quali sono le riflessioni filosofiche, emotive e culturali che la animano?

Esatto, le mie opere sono come storie di pietra e luce. La modellazione delle sequenze e degli spazi racconta il mio punto di vista sul mondo, ciò che ho imparato, le emozioni che voglio mantenere, le persone che amo, i luoghi che ho visto. Ogni edificio è come un composto, con molte cose diverse che trovano un nuovo equilibrio. Ogni volta è come una piccola magia. Non ho una fede religiosa, credo che ogni religione o filosofia contenga frammenti di verità, ma credere in un unico modo non ha molto senso per me.


Devyani Jayakar ha descritto le sue opere come una versione maschile di Zaha Hadid. Può parlare delle differenze tra la sua filosofia di design od il contenuto culturale e quello di Zaha Hadid?

Sono sempre stato attratto dall’avanguardia sovietica. Anche Zaha Hadid è stata influenzata dall’architettura sovietica, forse è per questo che Devyani vede somiglianze tra le mie opere e quelle di Hadid. Penso che i miei spazi architettonici appaiano più maschili perché, nell’organizzare le strutture, Hadid utilizza forme non convenzionali, mentre io preferisco usare strutture geometriche semplici. Il risultato è comunque complesso e dinamico, ma ciascuna forma è muta, ed alla fine è la relazione tra le parti a creare complessità.


Ho intervistato molti architetti e sembra che molti di loro non vogliano definire o classificare le loro opere in uno stile specifico, ma hanno una preferenza per certi materiali ed effetti spaziali. Qual è la sua comprensione dello stile?

Cercare uno stile definito non è il mio obiettivo finale. Giorno dopo giorno cerco nuove vie, nuove possibilità di espressione, e metto in discussione anche i miei modi di esprimermi, spesso risultando incostante.


Come valuta l’architettura moderna? Ha mai pensato di provare a realizzare edifici modernisti con facciate in vetro o a forma di scatola?

Forse ci proverò, ma non penso che io possa rientrare nell’architettura moderna. Forse la mia architettura è una sorta di postmodernismo sintetico, piuttosto che l’analitico frammentario dell’architettura britannica ed americana degli anni 1970 e 1990. Ma non sono sicuro che questa affermazione sia corretta.


Partendo dalla sua filosofia di design, può parlare della relazione tra uomo, natura, architettura e musica?

Vivere nelle mie architetture richiede un atteggiamento di vita più estetico, semplice e poetico, uno stile di vita più maturo. Quindi, nelle mie architetture, l’interazione tra l’uomo e gli elementi naturali come il sole, la pioggia, il vento ed i suoni è molto più importante dell’interazione tra l’uomo e gli oggetti od i mobili. Credo che una residenza non debba essere solo una combinazione di oggetti inanimati. Per vivere in una casa del genere, devi credere che la luce del sole possa sostituire la televisione; in un certo senso, vivere in una casa del genere significa tornare ad uno stato primordiale. La luce naturale in continua evoluzione è sempre al centro della mia architettura. Queste case sono come osservatori planetari, che registrano costantemente i cambiamenti del tempo sulle pareti. Come la percezione estetica della musica si ottiene attraverso il passare del tempo, così i colori mutevoli del tempo non solo dipingono ogni parete della casa, ma rendono anche la nostra vita quotidiana più straordinaria e meno ripetitiva. Mi piace paragonare l’architettura alla musica: quando un brano musicale raggiunge uno stato di equilibrio, qualsiasi aggiunta è superflua ed inutile. Pertanto, le mie architetture non sono fatte per chi segue le consuetudini o ama il piacere, ma per coloro che sono in continua esplorazione e ricerca.


Qual è la sua impressione della Cina?

Penso che il governo cinese dovrebbe costruire più fiducia nella partecipazione collettiva. Non solo nell’architettura, ma anche nei confronti degli architetti occidentali che spesso utilizzano i cinesi per creare la propria ricchezza attraverso le riviste, ma dimenticano i cinesi stessi, così come la storia e le tradizioni della Cina.




Nato nel 1975 ad Erice, in Sicilia, ha studiato architettura a Palermo. Antonino Cardillo ha ricevuto una formazione di cinque anni sotto la guida della professoressa Antonietta Iolanda Lima (architetto, critico e storico dell’architettura e della città), collaborando con lei alla realizzazione di numerose opere scientifiche, tra cui la storia dell’architettura di Palermo. Nel 2004 si è trasferito a Roma per studiare la storia delle città antiche e ha aperto il proprio studio di architettura. Nel 2009 è stato nominato da Wallpaper* uno dei trenta architetti emergenti più promettenti al mondo. Le sue opere sono state esposte in numerosi contesti, tra cui la quarta Biennale Internazionale di Architettura di Rotterdam 2009/2010. Recentemente, ha partecipato al London Design Festival, progettando la parte centrale del Victoria and Albert Museum di Londra.



Casa Porpora

Antonino Cardillo, Casa Porpora, Pembrokeshire, 2011.







Fonte

  • Helen Geng Haizhen, ‘印象派建筑师’ (pdf), Interior Architecture of China, n. 107, Pechino, nov. 2011, pp. 30‑69.