Lettura
Tim Berge
Luce filtrata attraverso piccole finestre, colori sbiaditi sulle pareti ed uno strato spesso un centimetro di polvere sul soffitto: un appartamento appena ristrutturato a Roma sembra abbandonato da anni. Tuttavia, qui non è stato il passare del tempo a lasciare il segno, ma uno dei talenti architettonici più promettenti del paese – un gioco tra sogno e realtà.
Il giovane architetto italiano Antonino Cardillo si è trasferito nel 2004 dalla Sicilia a Roma e ciò che è accaduto da allora sembra e forse è davvero una favola: le riviste lo hanno ritratto e Wallpaper* ha nominato Cardillo nel 2009 come uno dei trenta giovani architetti più importanti del mondo. Il confine tra finzione e realtà nel lavoro di Cardillo è sfumato: se un suo progetto sia stato realmente realizzato o meno, rimane incerto – ed anche le case costruite hanno qualcosa di una fata morgana, che potrebbe sparire da un momento all’altro. Ma l’appartamento a Roma esiste davvero!
Grotta con Orizzonte
L’appartamento emana un’atmosfera quasi sacrale, grazie ai colori pallidi combinati con il gioco di luci ed ombre. Le parti superiori delle pareti ed il soffitto sono intonacati in modo grossolano e marrone. La linea inferiore dell’intonaco evoca la ‘Sezione Aurea’ – un rapporto di divisione ideale, utilizzato già nell’architettura antica. Al di sotto della linea di separazione, le pareti sono intonacate in modo liscio ed immerse in colori pallidi – insieme alla struttura ruvida della malta, si crea un’atmosfera quasi irreale. Le finestre incise profondamente, che ricordano i castelli antichi, distanziano ulteriormente l’appartamento dalla città circostante. Antonino Cardillo vede le sue idee di progetto principalmente nel passato e fa riferimento alle “grotte degli uomini primitivi, alla pittura rinascimentale ed alle facciate sbiadite della Via Veneto.”
Porte Dipinte
Le finestre ed i passaggi tra gli ambienti si concludono con l’orizzonte artificiale, solo le lampade sospese e l’installazione di una mensola superano la linea, altrimenti il luogo sembra diviso in due. Alcune porte sono arcuate e si trovano a filo della parete, in modo che il contorno si delinei solo come una linea sottile. Solo una porta è dotata di un pomello – rosa – e nasconde dietro di sé la camera da letto principale. Per l’architetto, le aperture progettate da lui stesso sono un ulteriore omaggio alla storia e dovrebbero ricordare i dipinti italiani del XIV secolo. I due bagni – gli unici locali senza soffitti grossolanamente intonacati, dipinti invece in un rosa pallido – seguono il linguaggio di arredo minimal-fantastico di Cardillo: oggetti semplici come lavandini in cemento ed un’installazione per la doccia cilindrica, avvolti in una tenda bianca, sembrano da un lato semplici nella loro materialità. Dall’altro lato, possiedono qualcosa di mistico nella loro – soprattutto tecnica di illuminazione – presentazione. Per l’architetto, l’architettura diventa interessante quando “è invisibile o nascosta” ed esiste al confine del “sogno” – con la sua Casa della Polvere ha esattamente realizzato questo nella realtà.
Antonino Cardillo, Casa di Polvere, Roma, 2013. Fotografia: Antonino Cardillo