Cardillo

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Un’anima per la Sala Laurentina

Catania, 


Mariza D’Anna sul restauro della Sala Laurentina (Specus Corallii) di Cardillo sul giornale La Sicilia




La Sicilia



Lettura


In una stradina che taglia la forma di falce della città si nasconde una singolare opera di architettura appena ultimata, chiamata Specus Corallii. Lo spazio, detto Sala Laurentina, è un’appendice della Cattedrale di San Lorenzo. Fu un antico oratorio distrutto dalla Seconda Guerra Mondiale e ricostruito senza anima. Abbandonato per oltre venti anni, è stato luogo d’incontro del clero ma utilizzato anche come spazio dove allestire un grande presepe. È stata dell’architetto Antonino Cardillo l’idea di trasformare questo spazio anonimo in un luogo dove “la città ritrova la sua dimensione sacrale che lega coloro che furono a coloro che sono.”

Il professionista trapanese, 42 anni, è da poco rientrato da Roma, città che aveva scelto come dimora dopo essersi allontanato dalla Sicilia e dalle sue ataviche difficoltà. Nel 2009 era stato selezionato dalla rivista di architettura e design Wallpaper* – in mezzo a profili provenienti da tutto il mondo – tra le trenta migliori promesse dell’architettura. Singolare è però la strada che ha scelto per farsi spazio nella giungla della professione. “Quando sono arrivato a Roma – dice – non avevo contatti e così ho iniziato a lavorare con la fantasia realizzando case immaginarie.” Un colpo di genio che la stampa tedesca ha pensato di smascherare andando a trovarlo nella sua piccola casa sopra Trastevere dopo che la rivista H.O.M.E. aveva pubblicato un corposo articolo su una delle sue magnifiche opere: case da sogno, a Roma ed altri posti del mondo, lavori senza committente ma con un’idea precisa: luoghi immaginati da Antonino Cardillo ma i cui progetti sono stati pubblicati nelle riviste specializzate di tutto il mondo. “Questa mia idea, da molti apprezzata, ha creato anche polemiche – racconta l’architetto, riservato ma determinato dietro gli occhi verdi e lo sguardo malinconico – è stato un modo per farmi conoscere, un pensiero di rottura per entrare in un mondo complesso.” Realizza invece – sul serio – la Casa Nomura in Giappone (2010), la boutique di Sergio Rossi a Milano (2010), altre opere a Londra, e la Casa della Polvere a Roma (2013), diventata il suo manifesto estetico e scelta dal curatore Beppe Finessi come una delle cinquanta opere che raccontano la storia dell’architettura d’interni in Italia alla XXI Triennale di Milano. Cardillo vanta presentazioni anche a Rotterdam (Chabot Museum), a Francoforte (Deutsche Arckitekturmuseum), ed a Londra (Mostra di John Foxx, Chelsea College of Art, Victoria & Albert Museum).

Entrando nello Specus Corallii mi avverte della ‘beffa d’autore’ e del suo intento di voler stendere “un racconto letterario nel quale non è così importante che le cose siano davvero accadute, e che l’importante è sviluppare un’idea e mantenerla.” Ma sono ormai lontani i tempi in cui a Roma, senza denaro, si era inventato altri mestieri, anche scrivendo tesi di laurea per mantenersi. E lo stupore, entrando nella sala, è vedere come sia riuscito a conciliare un luogo sacro con la tradizione della città. La luce e le allegorie sono funzionali allo spazio geometrico e schematico, un rettangolo “disponibile ad usi ed interpretazioni diversi – dice l’architetto Cardillo – diviso tra terra e mare come la città.” Con un pavimento verde acqua, un corridoio laterale di archi a cannocchiale – secondo una concezione borrominiana – crea convergenze insolite. Una luce – proveniente da un oculo posto in fondo – filtra discreta, si riflette sul pavimento, recupera forme diverse, costruendo la struttura all’ingresso. A fondale, una nicchia come un mihrab: “nell’idea dell’architettura come dimensione sacra e universale.”

Nell’oratorio, lo spazio è giocato su materiali e colori. Le conchiglie ed i coralli sono evocati dai rivestimenti: dalla pozzolana, che dal tetto scende alle pareti e che, impastata con un colore che tende al corallo, richiama l’arte trapanese; e dall’ocra maturo della calcarenite che si confronta a terra con il bruno scuro che richiude il tronco fossilizzato di un albero. Mentre le misure del rettangolo, in pianta, riprendono la dimensione dello stilobate del Tempio E di Selinunte.

Sala Laurentina

Antonino Cardillo, Specus Corallii, Sala Laurentina, Cattedrale di Trapani, 2016. Fotografia: Antonino Cardillo