Lettura
Brianna Ruland
Quando ascoltai l’erudito astronomo, / Quando le dimostrazioni, i numeri, furono dispiegati dinanzi a me, / Quando le carte e i diagrammi mi furono mostrati per sommarli, dividerli e misurarli, / Quando ascoltai trepidante l’astronomo nell’aula delle sue famose lezioni, / Quanto inspiegabilmente presto divenni esausto e sofferente, / Fino a quando alzandomi e scivolando via iniziai a vagare in solitudine, / Nell’umida e misteriosa aria notturna, e secondo dopo secondo, / Volsi lo sguardo alle stelle nel perfetto silenzio. — Walt Whitman
La calda facciata che porta i segni delle generazioni di rinnovamenti si erge solida. La storia della patina che si sgretola vola via, granello dopo granello, nelle brezze salate di Trapani. Niente è eterno. Stando nel delicato corridoio che in realtà è la strada esterna, fiancheggiata da edifici multiuso alti quattro piani tutti simili nei muri di arenaria e beige, in netto contrasto con le strisce di cielo blu che sbirciano attraverso. Si mostrano chiaramente le imponenti porte di legno che si impongono come ingresso principale. Ahimè, questo non è il percorso previsto, ma un ricordo del ventaglio di possibilità sempre disponibili davanti a noi. Rendendo omaggio al percorso meno battuto – più avanti lungo l’edificio, la piccola semplice porta verde attende la sua scoperta. La grande vecchia chiave incontra la fessura nel legno, agitando il tempo, offuscando le aspettative che vengono lasciate alle spalle. Non sono utili qui.
Incontrare la camera dietro la porta verde è come incontrare un vecchio amico che non riconosci più perché è maturato così tanto dall’ultimo incontro. Non ti aspettavi di vederlo qui, proprio qui. Il giorno divenne notte, o qualcosa di simile. La percezione gioca scherzi che ti rendono solo più curioso. Occhi e menti discutono gentilmente mentre comprendono l’ambiente circostante – cercando di categorizzare, raggiungendo un vocabolario familiare. Intessendo una storia su volte e archi, volte a cascata lungo il corridoio, evolvendo varie altezze davanti agli occhi, o un mondo parallelo incontrato per caso… ma no, c’è molto di più qui. Il Distillato e il Discreto si incontrano per il tè dentro una caverna per parlare come Massoni, camuffati alla luce del giorno. Incapaci di confidare in un glossario chiaro con cui paragonare l’immersione, ci si arrende e ci si rilassa, inalando la tranquillità dell’indefinito. Semplicemente è. Fidandosi della familiarità, per quanto radicata possa essere. Questo spazio evoca amore e perdita, nostalgia, malinconia, e le filosofie più essenziali e inudibili della vita. Soprattutto, questa lunga oscura caverna può certamente essere fidata.
La gravità funziona bene in questo spazio. Il maestro qui è il pesante silenzio; una sensazione avvolgente sorge tra l’enclave acquamarina di volte a cascata in prospettiva simmetrica. Tutto è reso più prossimo. Le pareti di cenere pozzolanica cullano la forma antropomorfica in modo materno mentre fluttua lungo l’acqua di marmo. L’acqua di marmo mostra il riflesso e la promessa dell’alba, ma in una dimensione e distanza mai viste su questo mondo fino a ora. Se viaggiando fino alla fine di questo corridoio rettilineo si può immaginare di trovarsi in un luogo dove camminare sull’acqua non è più possibile, sprofondando in una caverna subacquea di smeraldo in sospesa incredulità. Invece di dirigersi verso una piccola porta di legno sulla sinistra; mentre si apre, i raggi di sole occupano momentaneamente la camera, ricordando quanto ancora sia vicina la Terra. Scivolando attraverso il telaio di legno appena intagliato, si entra in un quadrato puro e luminoso, o così sembra. È un’atmosfera in contrasto con il corridoio curvilineo, tutto qui contiene angoli e proporzioni perfette. Le intersezioni tra il materiale del pavimento e delle pareti rivelano la precisione simmetrica. Anche le prese elettriche al centro potrebbero reggere perfetti funamboli dritti attraverso la pietra cavernosa calda. L’equilibrio vive qui.
L’equilibrio tra liscio e ruvido, l’equilibrio tra statico e casuale, mentre il soffitto diventa una tela per le rifrazioni della luce che giocano liberamente. Con le loro varie velocità, colori e intensità, se questa fosse una chiesa, queste pitture energetiche sporadiche porterebbero i credenti in ginocchio. Non c’è bisogno di vetri colorati qui. Lasciando l’abbraccio del caldo vuoto, attraverso una porta diversa rispetto all’arrivo, ora di fronte alla stessa camera nella direzione opposta, tutto appare completamente invertito. La metamorfosi dell’illusione seduce. La notte è finita. Tutto è luminoso, rosa corallo, gioioso, sollevato, leggero, giocoso; tuttavia, uno sguardo alla luna del nuovo mondo sospesa in lontananza. Mai calante, mai crescente, sempre piena.
Antonino Cardillo, Specus Corallii, Trapani, 20 Ago. 2016. Fotografia: Antonino Cardillo