Lettura
Jean-Marie Martin
Il 9 ottobre 2016 la Sala Laurentina del Duomo di Trapani è stata inaugurata. In questa occasione la sala ha assunto una nuova denominazione: Specus Corallii. La sala si trova nell’oratorio, andato distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale, della Cattedrale di San Lorenzo, che ha assunto configurazione definitiva alla metà del 1700, alla conclusione di una vicenda costruttiva iniziata nel XII secolo. Realizzando la trasformazione della Sala Laurentina, Antonino Cardillo, un architetto che si è meritatamente guadagnato l’attenzione della critica internazionale, ha realizzato uno spazio simile a un cannocchiale puntato sul trascorso del luogo che oggi la Cattedrale occupa e le cui vicende storiche non soltanto non possono restituire, ma contribuiscono a occultare. Ciò che inevitabilmente la Cattedrale nasconde è il ruolo che il mare ha avuto nel modellare, con la cultura dei suoi abitanti, la terra sulla quale Giovan Biagio Amico eresse il pronao porticato e le altre parti della fabbrica settecentesca.
Questo rapporto non può essere rappresentato se non ricorrendo a un paradigma allusivo, quale quello che Cardillo ha impiegato nel riconfigurare gli ambienti dell’oratorio della Cattedrale, come dimostra il nome ‘Grotta di Coralli’ che ha loro assegnato. Quanto Cardillo ha costruito, però, non è riconducibile direttamente e letteralmente alle forme che è inevitabile associare alle due espressioni ‘grotta’ e ‘coralli’. Semmai e meglio sarebbe dire: all’opposto, gli spazi che ha progettato rendono palese l’incolmabile distanza che li separa da quanto evocano – essendo peraltro la misurazione della lontananza il significato più proprio dell’evocazione, Specus Corallii, appunto. Non diversamente dalle grotte, i coralli, che trovano negli anfratti marini il proprio ambiente, sono fiori animali formati da innumerevoli individui; le colonie alle quali danno vita sono il prodotto, come le grotte, dell’azione della natura e del tempo. Lo spazio progettato da Cardillo, invece, è un rettangolo argenteo. Un rettangolo argenteo ha i lati corrispondenti a 1 e alla √2+1, ed è misurato dal numero irrazionale 2,4142… che denota la sezione da cui prende il nome. Nel configurare lo Specus Corallii, pertanto, Cardillo non ha potuto che puntare sull’allusione e servirsi dell’astrazione. Ha così utilizzato la matematica, fondamento dell’ornamento in architettura, per dare forma allo spazio e ai materiali per richiamare le iridescenti configurazioni delle colonie degli Antozoi. Per questa ragione le pareti della Sala Laurentina sono state rivestite da un intonaco rinzaffato, ruvido e composto con calce, sabbia e pozzolana per ottenere una scabrosa colorazione che allude a quella dei coralli. L’intonaco si estende sulle pareti al di sopra di un rivestimento continuo di calcarenite conchigliare, che prosegue anche sul pavimento, ma in questo caso dopo essere stato sottoposto a un trattamento superficiale lucidante, a configurare una sorta di involucro liquido, reso elegante dalla fattura e dalla concisione. La luce, proveniente dalle sei aperture inquadrate dal paramento rugoso, gioca in modi diversi, venendo assorbita e riflessa, su tre superfici specchianti, essendo quella del pavimento la più lucida, che ricordano gli effetti che i raggi del sole producono attraversando la superficie del mare. La trasmissione di questa suggestione è perseguita anche nel corridoio che si apre lateralmente alla sala, la ‘galleria’ in cui una successione di archi forma un cannocchiale, dove le tonalità verdi dei colori utilizzati e la loro trasparenza richiamano ancora una volta una superficie marina.
La ‘Galleria degli Archi’ termina con una nicchia, l’unico passaggio nel quale questa opera di riconfigurazione di uno spazio di soli 165 mq cede il passo al ricordo della funzione che l’oratorio aveva nel passato, inserendo una eccezione nel rigoroso esercizio che anche in questa occasione Cardillo ha compiuto nel ribadire il potere allusivo dell’astrazione, un fedele alleato dell’evocazione.
Antonino Cardillo, Galleria degli Archi, Specus Corallii, Sala Laurentina, Cattedrale di Trapani, 2016. Fotografia: Antonino Cardillo