Cardillo

architettura

L’eredità normanna

Mumbai, 

Devyani Jayakar sul progetto Casa Porpora di Cardillo sulla rivista Inside Outside

Inside Outside 315

Lettura

Tetti a volta e pareti curve insieme a riferimenti allusivi al passato sono il segno distintivo dell’opera dell’architetto italiano Antonino Cardillo. La sua Casa Porpora a Pembrokeshire, nel Regno Unito, è ispirata alla Casa Rossa di William Morris costruita nel 1859 a Londra, anche se potrebbe essere difficile vedere immediatamente la somiglianza, scrive Devyani Jayakar.

Avendo presentato il lavoro di Antonino Cardillo diverse volte in passato, lasciatemi riassumere cosa rappresenta, secondo la mia comprensione. Ormai, le geometrie distintive di Antonino sono piuttosto riconoscibili. Tetti a volta e pareti curve con ampie distese di vetro, protette da un brise-soleil. Un interno immacolato e inavvicinabile che prescrive un certo stile di vita per il proprietario, è anche una caratteristica di Antonino. È appassionato e intenso riguardo al suo lavoro, al punto che sospetto scelga personalmente i suoi clienti, selezionando quelli che ritiene capaci di vivere il tipo di stile di vita che i suoi interni richiedono – il che, in effetti, significa che il cordone ombelicale non viene mai tagliato. Come avere la possibilità di decidere i tratti dei propri figli… chi non vorrebbe essere in grado di farlo? Che divertimento!

Qui, [alla redazione di] Inside Outside, siamo decisamente a favore dell’arte, sotto forma di dipinti, sculture, manufatti e collezioni, che siamo convinti infondano vita e personalità a qualsiasi spazio. A mio avviso, ci sono pochissime architetture che non sarebbero arricchite dall’aggiunta di questi elementi. Però, devo ammettere a malincuore che non solo la forte espressione architettonica di Antonino è ‘completa’ senza arte, ma che l’arte potrebbe addirittura sminuirne l’‘aspetto’.

Un riferimento metaforico all’architettura del passato o a una certa filosofia è di solito parte del complesso processo di pensiero di Antonino, che a volte può essere oscuro. La Casa Porpora ha tutte le caratteristiche sopra menzionate di una casa di Antonino Cardillo, insieme a un riferimento allusivo alla Casa Rossa di William Morris. Dice Antonino: “Rappresenta un tentativo di rivivere l’eredità medievale normanna dimenticata in Inghilterra, Galles e nella regione del Mediterraneo. Sia la Casa Rossa che la Casa Porpora hanno in comune la riscoperta del medioevo. Ma, diversamente dalla Casa Rossa del diciannovesimo secolo a Londra, che rappresenta la ricerca di un’identità nazionale britannica, la mia Casa Porpora cerca di richiamare alla memoria le rotte dimenticate tra il Mediterraneo e le coste britanniche, che durante il medioevo hanno costituito la base dell’era moderna occidentale. Pertanto, se la Casa Rossa mira a trovare un’identità, la Casa Porpora mira a scoprire l’influenza e le interazioni tra diverse identità”, dice, aggiungendo: “Inoltre, la scelta del colore ’porpora‘ è appropriata perché è un colore ambiguo e rappresenta adeguatamente il crogiolo delle culture.”

Dato che Antonino identifica una casa particolare come ispirazione per la Casa Porpora, ho deciso di scoprire di cosa tratta la Casa Rossa. Una rapida ricerca su Google mi informa che la Casa Rossa, Bexleyheath, Londra (1859), è stata progettata per William Morris dall’architetto Philip Webb. Essa esemplifica lo stile primitivo del [movimento] Arts and Crafts, con le sue forme solide ben proporzionate in mattoni rossi, ampi portici, tetto spiovente in tegole, archi delle finestre appuntiti, camini in mattoni ed elementi in legno. Webb ha rifiutato la grandiosità dello stile classico, basando il progetto sull’architettura vernacolare britannica e cercando di esprimere la testura dei materiali ordinari, come pietra e tegole, con una composizione dell’edificio asimmetrica e pittoresca. Esso enfatizza i materiali naturali ed è in uno stile domestico non storico.

Quindi, mi espongo un po’ facendo le seguenti osservazioni basate sulla mia conoscenza marginale della Casa Rossa: non sembra avere alcun tetto a volta, né pareti curve – entrambi tratti distintivi di Antonino. Inoltre, la casa di Morris sembra prendere molto sul serio la funzione di ‘rifugio’, creando un bozzolo protettivo intorno ai suoi abitanti, impermeabile agli elementi! La struttura è più muro che finestra, a differenza delle ampie distese di vetro di Antonino. La Casa Rossa sembra essere ‘chiusa’, piuttosto che guardare verso l’esterno, decisamente imponente piuttosto che ariosa, con pochissime finestre rispetto alla sua distesa di muri in mattoni. Sebbene sia affascinante in uno stile rustico, non sono stata particolarmente tentata di fare le valigie e trasferirmi lì, nonostante il mio apprezzamento per le stampe di William Morris o le vetrate colorate. Ma tutto questo è basato solo sulla visione di immagini sul mio computer portatile e sul gusto personale, non su una visita reale alla famosa casa.

Le somiglianze che potevo vedere erano il sontuoso brise-soleil di Antonino (con tutte le sue capacità drammatiche di proiettare luce e ombra) che sostituisce gli aggetti tradizionali nella Casa Rossa, e la forma complessivamente irregolare a L della pianta (abbastanza comune in Antonino), che potrebbe non avere alcuna connessione significativa con il sito stesso né nella [Casa] Rossa né nella Casa Porpora, ma potrebbe essere basata più su un capriccio. E forse l’impressionante, imponente tetto a volta di Antonino, che quasi crea un cielo personale nei suoi interni, è un sostituto per il tetto con travi a vista nella Casa Rossa. Non è esattamente la stessa cosa o lo stesso effetto, però. (Ora, con tutta la sua eleganza raffinata, posso davvero immaginarmi vivere nella Casa Porpora, se solo riuscissi a disciplinarmi a non lasciare segni della mia occupazione, cosa che, come menzionato prima, una struttura di Antonino certamente richiede.)

Chiaramente, l’allusione di Antonino alla struttura più antica è più metaforica che fisica. La sua ‘haute architecture’ eleva un tempio dove Antonino rende omaggio estetico agli Dei dello Stile. E quali materiali ha usato Antonino? Come sempre, pochissimi. Muri in calcestruzzo leggero, moquette porpora e travertino per i pavimenti, stucco per la volta, metallo verniciato per il brise-soleil e finestre cieche al terzo livello, e vetro trasparente con telai nascosti per le finestre. Il programma dato dal cliente era conciso: una casa per una famiglia, compreso un grande salone in grado di ricevere molte persone e un ampio salotto privato nella zona della camera da letto principale (boudoir). La moquette da usare come pavimentazione e la pietra per le aree ad alto traffico come scale, corridoio, cucina, toilette e ripostiglio.

Antonino descrive questo edificio: “Circondato da massicce pareti scolpite e coordinato da una facciata simmetrica interna con cupole di cristallo agli angoli, le forme architettoniche indagano cosa ci unisce in questa storia. Compatto, complesso, oppressivo, espressionistico, l’interno vuoto di questa scultura a forma di caverna inala luce: una luce che gonfia le curve e le paratie, si coagula agli angoli e scivola via, tra gli interstizi. Illumina una vasta volta adamantina, creando ombre e dilatandola.

Dall’alba al tramonto, la sua illuminazione cambia il senso dello spazio e la percezione delle forme: a mezzogiorno attenua le paratie curve del soggiorno. La luce perfora le aperture trapezoidali scolpite nelle pesanti pareti; vicino al soffitto, la luce si trasforma in rapide lame tagliate da un grandioso brise‑soleil.

Al tramonto, invece, la sala si oscura. Le parti, ora in ombra, fanno da contrappunto ai bagliori distanti sparsi intorno e all’interno della base scavata: sotto una caverna ardente, sopra un enorme braciere che brilla sulla volta. Durante il corso di una giornata solare, luce e oscurità si scambiano i ruoli, interpretando il dramma dell’architettura – monolitica e frammentaria, fatta di pietra, cemento e porpora.”

Antonino aggiunge che, sin dal suo primo progetto – Lascia Che Ci Sia Più Luce – è sempre stato interessato a costruzioni che contengono altre costruzioni al loro interno. “Qui nella Casa Porpora, ho cercato di sviluppare questo concetto al massimo, creando una base vuota apparentemente indipendente dal resto della casa, solo per scoprire che è la stessa casa vista da un’altra prospettiva. Sono veramente interessato a questo tipo di ambiguità architettonica – parti apparentemente indipendenti che si rivelano successivamente parte di un tutto. Penso che sia come una metafora della vita… è così difficile capire dove inizia o finisce la vita”, dice.

Antonino ha lavorato non solo nella sua nativa Italia, ma anche in Francia, Spagna, Australia, Giappone (probabilmente l’unico luogo dove si è discostato dai suoi amati tetti a volta e pareti curve), e ora nel Regno Unito. Non molti architetti specializzati in case riescono a lavorare in così tanti paesi diversi. È più facile di solito per coloro che sono coinvolti in mega progetti come la pianificazione urbana e le città satelliti. Riguardo l’aspetto costruttivo, Antonino dice di essere abituato a lavorare con manodopera locale. “Sono molto entusiasta di lavorare ovunque nel mondo. Credo fermamente che sperimentare siti diversi mi permetta di imparare di più sulle persone e le diverse tradizioni. Dal mio punto di vista, l’architettura è un pretesto per imparare sulla vita. Ogni volta, un nuovo paese o un nuovo sito mi rivela un’altra tessera di questo complesso mosaico chiamato ‘il mondo’”, dice.

Casa Porpora

Antonino Cardillo, Casa Porpora, Pembrokeshire, 2011.

Fonte

  • Devyani Jayakar, ‘’ (pdf), Inside Outside, n. 315, Mumbai, sett. 2011, pp. 144‑151 [inglese].